martedì 4 agosto 2015

Tutti i giorni la stessa storia. La stessa routine.
Sono in coda insieme ad altri centinaia di miei simili per svolgere il mio lavoro. Un lavoro semplice, di pura manovalanza.
Sempre gli stessi gesti, ripetuti all’infinito.
Faccio questo da tutta la vita, questo è il mio scopo.
Avanti e indietro fino a fine giornata. Siamo in centinaia tutti uno in fila all’altro, belli ordinati.
Eppure io non mi sento uguale agli altri. 
Guardandomi intorno non mi riconosco in questi esseri. Non sembriamo neanche della stessa specie.
Io vorrei sapere il motivo della mia esistenza. Perché sono qui, in questo momento a spostare questi pesi da una parte all’altra.
Le mie azioni hanno un senso oppure servono soltanto ad occupare la giornata?
Probabilmente sto sprecando in questo modo il tempo che mi è concesso di vivere, ma non vedo nessuna alternativa. Cos’altro potrei fare?
Nessuno mi ha mai chiesto cosa volessi fare nella vita. Mi hanno semplicemente detto di fare questo e io per pigrizia o per mancanza di alternative ho seguito gli ordini.
“La comunità ha bisogno di te” mi hanno detto.
“Il tuo apporto è fondamentale” mi ripetono per rincuorarmi.
Ma io non ci credo. Lo dicono soltanto per tenerci buoni, loro sanno che se ci ribellassimo l’intero sistema cadrebbe.
Ma chi sono loro? Chi è che comanda?
Queste sono domande che non avranno mai una risposta. Io occupo il gradino più basso della nostra comunità e dal fondo della piramide è dura vedere il vertice.
Tutti i giorni mi pongo queste domande ma oggi mi sento diverso.  Come se sapessi che oggi succederà qualcosa che cambierà la mia esistenza. Ho questo presentimento che anima la mia giornata.
Gli altri intorno a me mi sembrano degli automi. Non tradiscono emozione alcuna. Sembra che non gli importi di essere delle pedine in un gioco di cui non si conoscono le regole.
Io voglio trovare il libretto di istruzioni. Voglio poter giocare ad armi pari con la vita.
Per una sola volta nella mia esistenza voglio il controllo della situazione.
Pretendo forse troppo?
Sono stufo di essere sballottato di qua e di là come una foglia in un vento autunnale.
Voglio anche solo per un istante poter scegliere.
Scegliere di violare gli schemi, uscire dai binari imposti, battere una strada nuova.
Voglio potermi staccare dalla massa e rivendicare la mia indipendenza.
La mia libertà.
Per una sola volta nella vita voglio essere un individuo singolo e non una parte di un tutto.
Voglio essere egoista e assaporare a pieno la sensazione che si prova.
Credo di meritarmelo, dopo anni e anni di lavoro instancabile per questa comunità.
Credo che questa comunità mi debba qualcosa.
E ho deciso che oggi sarà il giorno in cui riscuoterò il mio credito.
È arrivato il momento per me di lasciare il branco per intraprendere la mia strada.
Mentre penso a questo sto trasportando il solito carico pesante che mi spezza la schiena.
Ad un centro punto intravedo una sottile luce in lontananza. Non l’avevo mai notata prima. Eppure era sempre stata lì. Ma io non la vedevo perché non né avevo il bisogno.
Ora che invece che ho preso la mia decisione questa luce si è manifestata come un segno del destino.
Chissà se esiste veramente il destino. Sono sempre stato scettico.
Nessuno mi ha mai detto a cosa credere e a cosa non credere. Ma trovo difficile immaginare che la mia esistenza faccia parte di un disegno superiore. Anche perché, se fosse così, questo disegno sarebbe abbastanza noioso, dato la vita che faccio.
Ora la mia attenzione è completamente focalizzata su quella luce.
L’unico spiraglio di libertà che ho a disposizione. Quella è la strada che devo percorrere se voglio sentirmi finalmente vivo.
Questo è un treno che passa una sola volta nella vita e devo cogliere l’attimo se non voglio perderlo.
Sono pronto.
Lascio andare il carico che mi opprimeva e mi dirigo leggero o libero verso la luce.
Più mi avvicino e più quel puntino luminoso si ingrandisce e la sua intensità aumenta.
Fino ad accecarmi.
Poi sento una strana sensazione. Come se non mi trovassi più dove ero prima.
Sono in un luogo nuovo. Mai visto e mai esplorato.
Tutto intorno a me mi sembra fantastico, anche se non lo conosco.
Non conosco niente di quello che mi circonda.
Dovrei essere spaventato e invece sono felice.
Per la prima volta nella mia vita sono veramente felice. E questa sensazione mi abbraccia.
Mi lascio circondare da queste emozioni e percepisco il senso della vita.
Ora lo capisco chiaramente, come se qualcuno avesse tolto il velo che lo celava ai miei occhi.
Ma all’improvviso buio.
Per sempre.

La piccola formica si trova spiaccicata per terra a pochi centimetri dal battiscopa di un appartamento cittadino.
La sventurata dopo pochi passi fuori dal formicaio è stata calpestata dalla scarpa del piccolo Tommy, un bambino di 5 anni.
Tommy non si è neanche accorto di quello che è successo.
Non è al corrente dell’esistenza di quella formichina e mai lo sarà.
Non saprà mai delle sue domande e della sua voglia di risposte.
Ma un giorno anche Tommy si farà le stesse domande e anche lui, come quella formichina, non saprà darsi delle risposte.
L’unica speranza è che anche lui, quando deciderà di inseguire la sua piccola luce, riesca a capire il senso della vita.

Sfortunatamente questo accadrà subito prima di essere schiacciato dalla scarpa di qualcun altro.

Cantoni Marco

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